21.9.16

Sulle aberrazioni del Sistema Universitario: Il caso Etienne Barnett


Variazioni sul tema del plagiarismo

Un bel giorno Michel Charles, direttore di una rivista di studi letterari prestigiosa, riceve un articolo sulla “poetica dell’anodino”, da parte di un certo R. L. Etienne Barnett, docente universitario specialista della letteratura francese, americano con un curriculum notevole, che gli invia il saggio nella speranza che si possa pubblicare.

Incuriosito da certe bizzarrie stilistiche, questi fa una ricerca su Internet e scopre che una versione di questo testo, senza le bizzarrie, era già stato pubblicato altrove. Proseguendo nella sua ricerca, lo studioso scopre una quindicina di casi in cui Etienne Barnett si appropriava di un articolo non suo o ripubblicava, con qualche variazione, qualcosa di già pubblicato.

Nel suo curriculum Etienne Barnett vanta numerose pubblicazioni, afferma d’appartenere a molteplici consigli scientifici, commissioni, comitati, società per azioni e così via. Dice di aver scritto molti articoli ma nessun libro: di lui vi è una sola fotografia che sembra essere stata scattata negli anni 70–80, mentre la carriera di Barnett comincia nel 1990.

Tra i vari attestati Barnett dichiara di far parte del corpo docente dell’Università dell’Atalanta. Dalle indagini condotte dal nostro studioso, questa sedicente università risulta essere un istituto di formazione a distanza dove non sembra s’insegni Letteratura. Di fatto nessuno ha mai visto né conosciuto questo Etienne Barnett.
Ad un certo punto emerge con chiara evidenza che si tratta di una creatura creata ed esistente solo sulla rete: Etienne Barnett è una creatura di Internet.
Qualcuno ha voluto interpretare questo caso come una perversione del sistema universitario in cui la valutazione quantitativa degli scritti è diventata ossessiva. Forse si tratta in realtà della vendetta di una delle tante vittime di tale perverso sistema? Forse.
Quello che al momento pare certo (nel senso di non falsificabile) è che Etienne Barnett non esiste. Nessuno porta questo nome e ha esercitato le funzioni che egli stesso si è attribuito. Colui che si nasconde dietro questo nome ha probabilmente avuto la soddisfazione di portare in vita (vita digitale, si intende) un personaggio inventato; di vederlo citato, recensito, forse sollecitato, probabilmente corteggiato.
Probabilmente la rivelazione della gigantesca truffa è prevista dall’autore, e quando scoppierà, avrà forse minato il sistema. E scoprirà l’inutilità di milioni di saggi universitari che sono serviti — non letti da nessuno — a rimpolpare i falsi curriculum di migliaia di docenti.